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Il settimanale diocesano L'Azione ha dedicato il suo servizio di copertina dell'edizione del 28 febbraio al convegno della Pastorale della salute su "Misericordia e professionalità".

Ecco qui di seguito l'editoriale firmato dal responsabile della Pastorale della Salute, e direttore della Caritas diocesana, don Roberto Camilotti, incentrato sulle sfide della quotidianità, prima e dopo i convegni.

DI CONVEGNO IN CONVEGNO?

Credo che non abbiano perso tempo quanti hanno partecipato al terzo convegno proposto dall’Ufficio per la Pastorale della Salute. Interessati professionalmente o solo curiosi di saper di che cosa si parlava, tutti hanno guadagnato un momento formativo di qualità, problematizzante su molti aspetti, non ultimo, quella che nasce dalla consapevolezza che, prima o poi, si può perdere il bene prezioso della salute e perciò coinvolti personalmente nelle dinamiche relazionali di cui si è parlato. 

Terzo convegno, dedicato in omaggio all’anno particolare che come chiesa stiamo vivendo, alla relazione tra l’impegno professionale e l’esercizio dell’evangelica misericordia. Terzo Convegno, dopo i due degli anni precedenti dedicati alla cura dello spirito nei tempi della malattia (2014), e alla ricaduta delle nuove politiche sanitarie sulla cura pastorale degli infermi (2015). Nell’insieme sono state tutte esperienze positive, momenti che sicuramente hanno allargato e approfondito l’orizzonte culturale e pastorale di quanti hanno partecipato. Davvero momenti formativi di qualità.

Questi tre momenti sono stati preparati sempre in modo collegiale, con un lavoro di confronto e di ricerca che, se pur a diverso titolo e con modalità diverse, hanno coinvolto tutti i membri della Segreteria della pastorale della salute diocesana. Il tema da mettere a fuoco, le modalità che possono essere più convincenti, i relatori da invitare, tutto passa attraverso un dialogo fitto e schietto che segna il lavoro dei partecipanti. Anche questo scambio e questa modalità di lavoro, mi sembra, è esperienza positiva e già di formazione personale e di gruppo.

Ma, senza cadere nell’atteggiamento di chi si sofferma costantemente sul mezzo bicchiere vuoto a scapito dell’indicare e del gustare quanto sta nel mezzo bicchiere pieno, ciò non basta per fare della nostra pastorale della Salute una esperienza significativa per il vivere e l’agire delle nostra Chiesa vittoriese. L’immagine che mi porto dentro è la costruzione di grandi e grossi piloni sui quali però è appoggiata una piccola e talvolta quasi inconsistente strada viabile. Buoni i nostri tre Convegni, ricchi di contenuto e sufficientemente aderenti alla realtà complessa e molto problematica della sanità e dei problemi che vive la nostra gente. Buoni, ma non sufficienti per un cammino pastorale che prenda in considerazione l’annuncio del Vangelo a quanti vivono l’esperienza della malattia e dell’infermità, alle loro famiglie e ai tanti che, per professione o per volontariato, in tanti modi, si accostano e si chinano su queste persone. Occorre dire, con gratitudine, che nella esperienza pastorale della Chiesa l’attenzione e la cura sia verso gli ammalati come verso gli operatori non sono mai venute meno. Sono tante le persone, i gruppi e le Associazioni, le religiose e i sacerdoti che hanno investito e stanno investendo attenzioni, energie e risorse verso e con il mondo delle persone sofferenti. Ma oggi la buona volontà e l’impegno, la cura delle persone ammalate o inferme devono, se vogliono essere esperienze evangelicamente feconde, confrontarsi con il “nuovo”, esistenziale e istituzionale, che segna il vissuto di chi vive in prima persona o a fianco, per diversi motivi, l’esperienza della fragilità e della debolezza. La sfida è grande: comunicare la speranza cristiana dentro e accanto alle molteplici esperienze di debolezza e di fragilità come di chi, con l’aiuto della Grazia, sa accoglierla con discrezione e tenerezza, restituendola, arricchita di senso dal Mistero pasquale del Signore Gesù, al cammino della vita personale e comunitaria. A questo siamo chiamati tutti, in particolar modo quanti operano come credenti nel mondo della sanità e della prevenzione. 

A Dio piacendo ci sarà pure un quarto Convegno di pastorale della Salute, ma nel frattempo sentiamoci impegnati a realizzare e percorrere delle strade di pastorale quotidiana, sul territorio, dentro le nostre parrocchie. 

     

 

DI CONVEGNO IN CONVEGNO?

 

Credo che non abbiano perso tempo quanti hanno partecipato al terzo convegno proposto dall’Ufficio per la Pastorale della Salute. Interessati professionalmente o solo curiosi di saper di che cosa si parlava, tutti hanno guadagnato un momento formativo di qualità, problematizzante su molti aspetti, non ultimo, quella che nasce dalla consapevolezza che, prima o poi, si può perdere il bene prezioso della salute e perciò coinvolti personalmente nelle dinamiche relazionali di cui si è parlato.

Terzo convegno, dedicato in omaggio all’anno particolare che come chiesa stiamo vivendo, alla relazione tra l’impegno professionale e l’esercizio dell’evangelica misericordia. Terzo Convegno, dopo i due degli anni precedenti dedicati alla cura dello spirito nei tempi della malattia (2014), e alla ricaduta delle nuove politiche sanitarie sulla cura pastorale degli infermi (2015). Nell’insieme sono state tutte esperienze positive, momenti che sicuramente hanno allargato e approfondito l’orizzonte culturale e pastorale di quanti hanno partecipato. Davvero momenti formativi di qualità.

Questi tre momenti sono stati preparati sempre in modo collegiale, con un lavoro di confronto e di ricerca che, se pur a diverso titolo e con modalità diverse, hanno coinvolto tutti i membri della Segreteria della pastorale della salute diocesana. Il tema da mettere a fuoco, le modalità che possono essere più convincenti, i relatori da invitare, tutto passa attraverso un dialogo fitto e schietto che segna il lavoro dei partecipanti. Anche questo scambio e questa modalità di lavoro, mi sembra, è esperienza positiva e già di formazione personale e di gruppo.

Ma, senza cadere nell’atteggiamento di chi si sofferma costantemente sul mezzo bicchiere vuoto a scapito dell’indicare e del gustare quanto sta nel mezzo bicchiere pieno, ciò non basta per fare della nostra pastorale della Salute una esperienza significativa per il vivere e l’agire delle nostra Chiesa vittoriese. L’immagine che mi porto dentro è la costruzione di grandi e grossi piloni sui quali però è appoggiata una piccola e talvolta quasi inconsistente strada viabile. Buoni i nostri tre Convegni, ricchi di contenuto e sufficientemente aderenti alla realtà complessa e molto problematica della sanità e dei problemi che vive la nostra gente. Buoni, ma non sufficienti per un cammino pastorale che prenda in considerazione l’annuncio del Vangelo a quanti vivono l’esperienza della malattia e dell’infermità, alle loro famiglie e ai tanti che, per professione o per volontariato, in tanti modi, si accostano e si chinano su queste persone. Occorre dire, con gratitudine, che nella esperienza pastorale della Chiesa l’attenzione e la cura sia verso gli ammalati come verso gli operatori non sono mai venute meno. Sono tante le persone, i gruppi e le Associazioni, le religiose e i sacerdoti che hanno investito e stanno investendo attenzioni, energie e risorse verso e con il mondo delle persone sofferenti. Ma oggi la buona volontà e l’impegno, la cura delle persone ammalate o inferme devono, se vogliono essere esperienze evangelicamente feconde, confrontarsi con il “nuovo”, esistenziale e istituzionale, che segna il vissuto di chi vive in prima persona o a fianco, per diversi motivi, l’esperienza della fragilità e della debolezza. La sfida è grande: comunicare la speranza cristiana dentro e accanto alle molteplici esperienze di debolezza e di fragilità come di chi, con l’aiuto della Grazia, sa accoglierla con discrezione e tenerezza, restituendola, arricchita di senso dal Mistero pasquale del Signore Gesù, al cammino della vita personale e comunitaria. A questo siamo chiamati tutti, in particolar modo quanti operano come credenti nel mondo della sanità e della prevenzione.

A Dio piacendo ci sarà pure un quarto Convegno di pastorale della Salute, ma nel frattempo sentiamoci impegnati a realizzare e percorrere delle strade di pastorale quotidiana, sul territorio, dentro le nostre parrocchie.

 

d. Roberto Camilotti

Direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale della sanità.

 

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