Quattordici persone, di varie età e provenienti da varie parti della Diocesi, hanno detto un coraggioso sì alla proposta Caritas di cominciare una presenza di volontariato nelle carceri del nostro territorio, sulla scia dell'esperienza analoga che già vivono Iole Vinciguerra e Rita Antoniazzi.
Il gruppo giovedì 14 novembre a San Fior di Sotto ha incontrato don Piergiorgio Rigolo, cappellano nel carcere di Pordenone e don Piero Zardo, cappellano nel carcere di Treviso.
A gennaio i 14 volontari Caritas dovrebbero cominciare a partecipare alla messa della domenica nelle due carceri, come primo contatto con le due strutture, una volta assolte tutte le pratiche neessarie per poter entrare in carcere.
Don Rigolo e don Zardo hanno raccontato i loro anni di esperienza nella pastorale carceraria e suggerito alcune dimensioni interiori che il volontario carcerario è importante che coltivi.
Si tratta, hanno spiegato, di entrare in carcere per condividere piuttosto che per aiutare: creare semplice familiarità per facilitare relazioni autentiche. Coltivando la consapevolezza di trovarci davanti ad un figlio di Dio, al di là dell'etichetta di "colpevole" che chi è in carcere si dà e riceve.