I centri d’ascolto hanno ripensato attività e collaborazioni per far fronte ai protocolli di sicurezza e all’insorgere di nuove necessità sul territorio

Si parla molto in questi mesi di distanziamento sociale… nei Centri d’ascolto Caritas invece il distanziamento è solo fisico, perché la vicinanza emotiva, concreta, solidale non è mai venuta meno.
In questo periodo di pandemia i progetti e le attività di Caritas e dei Centri d’ascolto delle foranie hanno subito grandi stravolgimenti, ma non si sono mai fermati e per certi versi si sono intensificati: per intercettare una nuova e crescente popolazione di persone in difficoltà a causa della crisi economica scatenta dal Covid19 e dal recente lockdown.

Per i Centri d’ascolto Caritas è stato un periodo che è servito per crescere anche dal punto di vista dell’azione sociale e civica: importantissime sono state le collaborazioni con i servizi sociali dei vari comuni per non disperdere preziose risorse ed effettuare sostegni mirati verso situazioni già presenti che si sono inasprite e nuove fatiche a seguito della perdita di lavoro, della cassa integrazione, dell’impossibilità trovare un impiego, ecc.
Questo ha portato anche ad una presenza più capillare all’interno delle comunità per cogliere le situazioni di povertà o di disagio: spesso infatti orgoglio e dignità portano le persone ad essere reticenti nel chiedere aiuto, anche quando ne hanno estremo bisogno.

Oltre alle importanti relazioni istituzionali questo periodo di emergenza ha fatto attivare e nascere collaborazioni trasversali tra le realtà associazionistiche, ecclesiastiche, istituzionali dei territori.
Ne è un esempio la forania di Torre di Mosto, dove l’attività degli operatori Caritas ha incontrato il fondamentale apporto della Protezione Civile di Ceggia: grazie alla loro disponibilità e ai loro mezzi si è potuto raggiungere Vittorio Veneto per l’approvvigionamento di viveri, dato che le scorte che avevano non erano sufficienti per sostenere le famiglie in difficoltà.

Per alcuni servizi che si sono intensificati, altri hanno subito una riduzione, come la raccolta e distribuzione dei mobili e dei vestiti.
Per quest'ultimo servizio, si è cercato di rispondere alle emergenze con la consegna diretta in sicurezza da parte di operatori Caritas o dei servizi sociali.
Il servizio alimenti, non ha subito rallentamenti o chiusure, anzi le richieste sono purtroppo aumentate.

Un grande impegno è stato anche quello a supporto di 65 famiglie degli spettacoli viaggianti distribuite su tutto il territorio diocesano. 40 di queste non erano mai ricorse ai servizi Caritas, in quanto il lavoro permetteva loro di sostenere l'attività e la famiglia.
Durante e dopo il lockdown, i volontari hanno spesso portato e distribuito pacchi di spesa direttamente o con l’ausilio della Protezione Civile e del personale dei Comuni.

A fronte di un aumento del numero di persone in difficoltà e di conseguenza delle richieste di aiuto si sono anche modificate le necessità.
Sono molte ad oggi purtroppo le famiglie e i singoli cittadini che chiedono aiuto per pagare bollette, spese mediche, canoni di affitto arretrati o strumenti per la didattica a distanza come computer e tablet.
Per far fronte a queste necessità la Cei ha stanziato un fondo straordinario di 286mila euro. La cifra è stata suddivisa tra i diversi Centri di ascolto Caritas del territorio.
Ad oggi è stato speso circa il 50% dell'importo iniziale, ma l’aiuto da dare è ancora tanto!

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