Peter Van der Auweraert, coordinatore di IOM (Organizzazione Internazionali per i Migranti) per la Bosnia e Erzegovina descrive la situazione dei migranti in Bosnia e Erzegovina così: “Stiamo assistendo a una catastrofe umanitaria. Ci sono circa 8.000 migranti in tutto il paese: di questi, 5.000 sono accolti nei Centri di Transito e nei Campi, ma ce ne sono almeno 3.000 che dormono in edifici abbandonati, sistemazioni improvvisate, o all’addiaccio. Per tutte queste persone va trovata una soluzione immediata”.

Caritas è presente nella maggior parte delle strutture di accoglienza per i migranti in Bosnia e Erzegovina, tramite la rete della locale Caritas Bosnia e Erzegovina e delle proprie Caritas diocesane di Banja Luka, Mostar e Sarajevo, oltre che della organizzazione partner Ipsia-Acli. A seconda dei luoghi (aree di Bihac, Sarajevo e Tuzla) vengono offerti servizi e attività diverse:

  • Attività psico-sociali, educative ed informative presso il Social Corner “Giovanni Paolo II” al campo Sedra, che accoglie famiglie con bambini e minori non accompagnati (ca. 1250 ospiti)
  • Lavanderia sociale presso che fornisce la possibilità di lavare e asciugare i capi di 3000 migranti al mese
  • Distribuzione di legna per il riscaldamento e di vestiti invernali a circa 900 migranti ospitati nel campo di Lipa
  • Distribuzione di Food & Non-Food items: cibo, frutta fresca, bevande calde, kit-igienici, scarpe, abbigliamento – sia nei campi sia nei luoghi informali

L’emergenza umanitaria in corso

A rendere ancora più necessario il ruolo di Caritas nelle regioni bosniache si è aggiunta una grave emergenza umanitaria che si è venuta a creare a partire da dicembre 2020, nei confronti dei migranti della regione di Bihac (nord ovest del paese, nei pressi del confine con la Croazia – diocesi di Banja Luka): il 23 dicembre è stato chiuso uno dei principali Centri di Transito della zona, il campo “Lipa”, che ospitava circa 1.200 persone per lo più single men. Il campo “Lipa” era stato creato come una sistemazione provvisoria durante l’estate.
Si trovava già in condizioni largamente inadeguate per affrontare l’inverno, dal momento che è situato in una zona impervia di montagna, isolato da qualsiasi centro abitato e dalle strade principali, e in questi mesi non si è mai fatto alcun intervento strutturale per portare acqua potabile, elettricità, riscaldamento. “Lipa” andava dunque chiuso perchè, con l’arrivo della neve e di temperature largamente sotto lo zero, stava mettendo a repentaglio la vita degli ospiti.

Al momento della sua chiusura, il campo “Lipa” è stato poi incendiato (non è ancora chiaro chi abbia appiccato il fuoco), dando il chiaro segnale che la sua riapertura non doveva essere minimamente presa in considerazione.
L’emergenza è esplosa subito al momento della chiusura del “Lipa” e del suo incendio, perchè le autorità bosniache nel frattempo non erano state in grado di trovare una sistemazione alternativa.

Il risultato finale di questa crisi politica, civile e istituzionale è stata dunque la “catastrofe umanitaria” di cui ha parlato IOM: i 1.200 ospiti di “Lipa” sono stati letteralmente lasciati in mezzo a una strada alla chiusura del campo, senza un posto alternativo dove andare, nel bel mezzo dell’inverno. Gli ospiti di “Lipa” si aggiungono ai quasi 2.000 migranti già costretti a trovarsi sistemazioni di fortuna nel paese per la mancanza di posti letto all’interno dei campi.

In tutto questo scenario, stanno inoltre continuando anche i violenti respingimenti alla frontiera da parte della polizia croata verso chi prova ad attraversare il confine per entrare nel territorio comunitario. Ai migranti senza un tetto viene dunque impedito di provare anche a proseguire il proprio percorso migratorio e di cercare un riparo adeguato in un altro paese.
Dopo 8 giorni di abbandono totale dei migranti in mezzo alla montagna il Governo bosniaco ha preso la decisione di riaprire il campo “Lipa”.

Il problema è che “Lipa” rimane totalmente inadatto all’accoglienza in inverno, mancando di acqua corrente, elettricità e riscaldamento, e a seguito dell’incendio sono andate bruciate pure le tende e i letti che si trovavano nel campo. Oggi i migranti sono dunque accolti a “Lipa” in condizioni insopportabili, e faticano a soddisfare anche i bisogni di base (cibo, igiene, riscaldamento). Nei prossimi mesi la situazione rimarrà estremamente critica dal momento che il campo “Lipa” non riuscirà ad essere completamente adattato mentre le condizioni metereologiche invernali continueranno ad essere estreme.

L’impegno di Caritas e di Caritas Vittorio Veneto

Caritas Vittorio Veneto è da sempre vicina a attenta a quanto succede ogni giorno in Bosnia e Erzegovina e negli anni ha attivato strette collaborazioni con le realtà presenti sul territorio.
Il legame più stretto è quello con la Caritas Banja Luka, proprio nell’area più colpita dalla grave emergenza umanitaria.
Il nostro impegno degli ultimi mesi è rivolto proprio a loro: con il mercatino natalizio abbiamo raccolto fondi per aiutare una delle realtà (la coop agricola Livac) fondate dalla Caritas locale.

Per dare un aiuto concreto alle persone in seria difficoltà e a tutte le organizzazioni che si stanno impegnando sul territorio Caritas Vittorio Veneto, assieme a Caritas italiana, si è attivata per fornire quanto prima una risposta ai bisogni essenziali delle circa 1.200 persone accolte in condizioni molto gravi a “Lipa”:

  • Fornitura di pasti e bevande calde, che può essere effettuata tramite un supporto alla locale Croce Rossa di Bihac – ente incaricata di cucinare e poi distribuire il cibo ai migranti presso il campo “Lipa”;
  • Fornitura di legna per riscaldarsi, che può essere effettuata tramite l’organizzazione Ipsia Acli che acquista i pallet di legna in città e li consegna poi ai migranti di “Lipa” i quali possono trovare un po’ di ristoro bruciando la legna;
  • Fornitura di servizi igienici, che può essere effettuata tramite la locale Caritas Banja Luka, la quale gestisce da 3 anni un servizio di lavanderia per migranti e può aiutare a lavare ed asciugare i vestiti degli ospiti di “Lipa”, oltre che fornire loro i kit igienico-sanitari necessari.

Puoi aiutarci con una donazione!

È possibile supportare finanziariamente i servizi che Caritas organizza, oltre che l’acquisto di cibo, legna, kit igienici e abbigliamento.
Con una donazione a Caritas potrai provvedere a:

  • Supporto di Emergenza

10 EURO – Acquisto di una coperta e di un tè caldo
20 EURO – Acquisto di un paio di scarpe invernali e di un tè caldo
30 EURO – Acquisto di un kit invernale (giacca a vento, guanti e sciarpa) e di un tè caldo
70 EURO – Acquisto di un bancale di legna da riscaldamento

  • Supporto Strutturale

1.000 EURO – 1 mese di servizio di Lavanderia sociale per migranti
5.000 EURO – 1 mese di servizio di un Social Cafè per i migranti

AIUTACI A SOSTENERE QUESTE ATTIVITA' CON UNA DONAZIONE

CARITAS DIOCESANA VITTORIO VENETO
BANCA DELLA MARCA AG. S.GIACOMO DI VEGLIA
IT 61 Q 07084 62190 012001320740
Causale: EMERGENZA UMANITARIA BOSNIA E ERZEGOVINA

DIOCESI VITTORIO VENETO - UFFICIO MISSIONARIO
IBAN IT 71 X 08904 62190 007000008534

 

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