Sono passati 5 mesi da quando Caritas Vittorio Veneto ha spalancato le proprie braccia e le porte delle proprie chiese, canoniche e case per poter accogliere in tutto il territorio i cittadini ucraini in fuga da una terribile guerra. Nel territorio sono state ospitate circa 180 persone, per lo più donne e bambini, che qui hanno trovato un luogo in cui poter ricominciare e ritrovare la propria quotidianità.

Dopo i primi mesi di ambientamento e organizzazione, nel trevigiano la rete di solidarietà si è estesa in tutto il territorio. Nel coneglianese, ad esempio, l’integrazione dei profughi è avvenuta molto velocemente e in modo del tutto naturale: diversi ragazzi infatti, grazie alla collaborazioni di varie associazioni, hanno potuto iscriversi alle attività ricreative, da quelle in campo musicale agli sport fino ad arrivare ai grest estivi. Per quel che riguarda la scuola invece, diversi sono stati gli studenti che si sono fin da subito integrati nelle classi frequentando le lezioni così come i corsi di italiano avviati per gli adulti. Lo stesso è accaduto all’interno del territorio opitergino dove i volontari sono stati tra i più attivi.

Il fatto che questa emergenza si sia prolungata nel corso del tempo e che anche oggi sia tale, sta divendando dispendioso sia dal punto di vista economico che delle forze impiegate nell’assistenza, offerte per lo più dai volontari. L’iter burocratico affrontato dai profughi appenta giunti nel nostro Paese è forse uno dei passaggi più complicati: sono previsti diversi passaggi dalla richiesta del permesso di soggiorno per protezione temporanea a quello ufficiale così come la richiesta della tessera sanitaria e del medico di base. Non sempre i volontari, che impiegano tutte le proprie forze e tempo, riescono a risolvere tutte le questioni e le emergenze.

Ed è anche per questo che Caritas diocesana ha chiesto aiuto proprio ai cittadini ucraini da diversi mesi sul territorio per la gestione delle case, in particolare per le pulizie e per piccoli lavori, e per le spese, soprattutto in caso di persone che sono riuscite a trovare un’occupazione. In questo momento Caritas, oltre a diverse raccomandazioni in fatto di rispetto degli accordi presi e degli appuntamenti stabiliti per aiutare i profughi ucraini, sta accompagnando queste persone verso una maggior autonomia: una volta che i documenti e il permesso di soggiorno sono stati ottenuti, i cittadini ucraini vengono accompagnati e invitati verso la ricerca di un lavoro e di una casa autonoma.

Come raccontato nelle scorse settimane dal direttore di Caritas Don Andrea Forest a L’Azione: «Purtroppo i fondi a nostra disposizione per l’accoglienza sono terminati in questi giorni, con lo stanziamento di 14 mila euro a favore di parrocchie e istituti religiosi impegnati nell’ospitalità. Riceveremo dalla Caritas italiana un buon contributo per il progetto “Apri agli ucraini”, che sarà utilizzato per i servizi di assistenza ai profughi».

E proprio in questi giorni alla Caritas Vittorio Veneto è arrivata anche una lettera da parte dell'Esarcato Apostolico per i fedeli cattolici ucraini di rito bizantino residenti in Italia per ringraziare dell'accoglienza e dell'aiuto rivolto a tutti i profughi.

Il nostro rinnovato ringraziamento va a quanti in questi mesi hanno inviato aiuti e a tutti i volontari che si sono spesi e si stanno spendendo per stare accanto ai profughi ucraini.

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