Lo scorso giovedì, 16 novembre, presso il Seminario di Vittorio Veneto, si è tenuta la Giornata dedicata alla giustizia riparativa.

“In-giustizia. Riparare per ripartire” è il titolo scelto per i due incontri che hanno animato la giornata promossa da Caritas diocesana in collaborazione con l’Ufficio Missionario e il Servizio per la pastorale giovanile della diocesi, il gruppo di volontari per il carcere “Il Nodo” e l’associazione “La Voce”, referente dal 2019 dei programmi di Giustizia Riparativa per i programmi di Giustizia Riparativa inviati dall’U.L.E.P.E di Treviso e Belluno.

Al mattino, dalle 9.30 alle 12.30, si è svolto un incontro riservato a circa 200 studenti delle classi terze degli istituti superiori di Vittorio Veneto (IPSSAR “Beltrame”, Liceo artistico “Munari”; Liceo “Flaminio”; IIS “Città della Vittoria”), con Lorenzo Sciacca, ex detenuto, mediatore penale e presidente della Coop. Soc. “La Ginestra” nonché protagonista del podcast “Io ero il Milanese”, Agnese Moro e Franco Bonisoli.

L’incontro del mattino con gli studenti è stato preparato nelle settimane scorse da laboratori nelle classi, in collaborazione con l’associazione La Voce, e vedrà ulteriori incontri di approfondimento dopo l’appuntamento in plenaria del 16 novembre. Nel corso dell’incontro si è sviluppato un dibattito vivace fra gli ospiti e i ragazzi.
La sera, alle 20.30, un incontro aperto al pubblico ha avuto come protagoniste le voci di Agnese Moro, giornalista pubblicista e figlia di Aldo Moro e Franco Bonisoli, ex brigadista, che fu fra gli autori del rapimento di Aldo Moro, oggi invece impegnato in percorsi sulla giustizia riparativa.

Questo il commento della giornata di Don Andrea Forest, direttore della Caritas di Vittorio Veneto: “Agnese, Franco, Lorenzo, Anna. Sono persone, ci hanno parlato semplicemente del loro vissuto: del loro dolore e del loro cambiamento, della sorpresa di sentirsi destinatari di fiducia. Ci hanno raccontato della loro umanità. E quando avviene questo non c'è più spazio per etichette e fantasmi del passato, ma solo un futuro possibile, da percorrere insieme. Per questo i nostri ospiti non hanno parlato solo di loro, ma di ciascuno di noi. E ci hanno raccontato, con passione e commozione, con concretezza e razionalità, che le ferite, anche le più profonde, possono davvero guarire. E questo si chiama speranza”.

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