Da molti anni, la Caritas diocesana si sta occupando del tema della fragilità abitativa. Questo argomento non scelto a caso, ma frutto del lavoro dei diversi centri d’ascolto diffusi sul territorio a cui le persone si sono rivolte in questi anni portando l’emergenza abitativa come una delle maggiori difficoltà di questo tempo.

Lo ha raccontato bene il direttore della Caritas Vittorio Veneto, don Andrea Forest, nel numero del settimanale della diocesi di Vittorio Veneto, L’Azione, di qualche settimana fa, elencando tutti i progetti aperti sul tema e nei quali come Caritas è coinvolto assieme agli operatori.

[…] Sono al momento tre le iniziative che ci vedono come promotori o come partner di progetti che tendono a dare risposte a chi non riesce a trovare casa, a cui si aggiunge un’analoga progettualità che il Centro di Ascolto della parrocchia di Oderzo sta cercando di portare avanti nel proprio territorio.
Anzitutto va ricordata l’esperienza del “Tavolo sul welfare di comunità”: è un’iniziativa sorta nella primavera del 2022 nell’ambito del Vittoriese come spazio di confronto fra gli enti del terzo settore che operano nella zona. Attualmente ne fanno parte, oltre alla Caritas diocesana che cura il coordinamento, la pastorale sociale diocesana,Terra Fertile, La Porta, Anpi, 12Ponti, Società di San Vincenzo, Anffas, Centro Piazzoni, Coordinamento Volontariato della Sinistra Piave, Fondazione di Comunità Sinistra Piave. L’obiettivo per cui il Tavolo è sorto è quello di mettere in rete le realtà che operano in ambito sociale per condividere una visione comune e un progetto in sinergia che abbiano uno sguardo complessivo sul territorio, al di là delle singole appartenenze associative. Proprio il tema dell’abitare è stato il fulcro attorno a cui hanno ruotato i lavori del Tavolo, valutando il tema dell’emergenza abitativa nell’ottica di tre particolari ambiti di fragilità: la disabilità, le persone anziane, l’ambito dei richiedenti asilo e dei migranti in genere. Nel tempo è stato avviato anche un percorso insieme alle amministrazioni comunali del Vittoriese guidato da due agenzie - Percorsi di Secondo Welfare, di Milano, e Skopìa, di Trento - per accompagnare l’individuazione di passi concreti da compiere a seconda delle peculiarità del territorio. Il punto di arrivo e di rilancio sarà sabato 20 gennaio 2024 in un convegno presso la Casa dello Studente di Vittorio Veneto in cui saranno presentati sia il lavoro fatto nei mesi estivi, sia i passi progettuali che stiamo mettendo in atto. Al di là dei risultati concreti, che pure cominciamo a intravedere, ciò che è davvero apprezzabile è l’idea che un territorio si attivi insieme per una risposta condivisa a una delle forme di povertà oggi emergenti. Il prossimo passaggio sarà quello di coinvolgere il mondo produttivo, dal momento che proprio le imprese possono rappresentare un elemento determinante nel contribuire alla costruzione del bene comune: fa parte della responsabilità sociale a cui sono chiamate e che spesso onorano in modo davvero generoso.

Un secondo aspetto è rappresentato dalla progettualità che, grazie ai fondi dell’8xMille, potremmo realizzare come Caritas nel 2024 con lo stanziamento di 80.000 euro: una cifra davvero importante che ci consentirà di portare avanti il progetto già iniziato nell’anno in corso, denominato “La speranza è di casa”. Attualmente sono cinque le realtà che sono seguite fin dalla primavera 2023, nei comuni di Vittorio Veneto, Conegliano e Cison di Valmarino: si tratta di nuclei familiari svantaggiati per i quali è stato trovato alloggio, ma anche strutture gestite direttamente dalla Fondazione Caritas in cui trovano ospitalità persone senza fissa dimora (come nel caso di Casa Murialdo a Conegliano) oppure persone con un particolare status di rifugiato (come nel caso dei profughi afghani accolti a Meschio). Il progetto, che oltre alle spese di gestione delle case prevede anche un adeguato apporto di operatori che seguano le situazioni caso per caso con diverse professionalità specializzate, ha potuto aiutare nell’anno in corso circa 30 persone, contando di arrivare a raggiungerne altre 70 durante il 2024; fa parte del medesimo progetto anche favorire un inserimento lavorativo delle persone che non abbiano ancora un lavoro, tramite l’attivazione di opportuni tirocini.

Non va dimenticato, infine, l’importante accordo che la Caritas diocesana ha sottoscritto lo scorso 22 novembre come partner dell’iniziativa promossa dall’Associazione dei Comuni della Marca Trevigiana (di cui parliamo a pag. 2, ndr). L’accordo prevede di dare vita ad un “Fondo di sostegno per l’accesso all’abitare”: la soglia inferiore dei 26.000 euro lordi di reddito annui identifica quali beneficiari del progetto non coloro che vivono in condizioni di estrema povertà (i quali rappresentano comunque una realtà di cui doversi fare carico e per i quali non dovrà venire meno l’attenzione e la creatività attraverso nuovi progetti), ma coloro - e sono diversi! - che pur avendo un reddito non sono in grado di sostenere spese di affitto o di utenze. Anche in questo caso fare rete tra realtà del territorio permetterà di costruire un welfare sociale che - così ci auguriamo - sempre più si alleni a non lasciare indietro nessuno.

L’accordo sul tema dell’abitare della Provincia di Treviso

Recentemente, su iniziativa dell’Associazione Comuni della Marca Trevigiana e il Centro Studi Amministrativi della Marca Trevigiana, che ne sono stati anche i principali promotori, è stato inoltre firmato un accordo per la promozione di una politica unitaria sul tema dell’abitare nella provincia di Treviso. Hanno sottoscritto il patto la Provincia di Treviso, ATER di Treviso, Fondazione di Comunità Sinistra Piave, Cgil Treviso, Cisl Treviso Belluno, Uil Veneto Treviso, Camera di Commercio di Treviso Belluno/Dolomiti, Confcommercio Unione Provinciale di Treviso, Confartigianato Imprese Treviso, CNA Treviso, Casartigiani Treviso, Legacoop Veneto Treviso Belluno, Confcooperative Unione Interprovinciale Treviso e Belluno, Fondazione Caritas di Vittorio Veneto, Volontarinsieme Treviso. L’obiettivo di questo patto è quello di lavorare unitariamente con istituzioni ed enti del territorio su questa emergenza.

Il protocollo, nello specifico, ha introdotto due importanti novità: da un lato c’è la modifica della legge regionale, già realizzata, che assegna ai Comuni l’opportunità di avere nel proprio territorio due alloggi da destinare a progettualità di tipo sociale, non obbligatoriamente legate ai criteri con cui avvengono le assegnazione nell’edilizia pubblica, ma seguendo un accordo di programma stipulato con Ater sul progetto abitativo definito dai servizi sociali del Comune. Dall’altra, la creazione del Fondo di sostegno per l’accesso all’abitare a cui tutti possono contribuire. In questo caso il fondo si divide in una parte più prettamente economica, con il sostegno alle spese di una famiglia che deve sostenerla con la garanzia di copertura da parte egli enti coinvolti e un’altra educativa, con la formazione di nuovi inquilini.

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