La Carità, segno di Speranza
Il Natale che è alle porte segna quest’anno l’inizio del Giubileo: un anno di grazia particolare, che vivremo nel segno della misericordia e della speranza. Sembra una contraddizione o almeno un’illusione parlare di misericordia e di speranza mentre nel mondo attorno a noi crescono tensioni, guerre, crisi, povertà. E mentre dentro di noi crescono forse paure, ansie, senso di impotenza e di sopraffazione.
Ma proprio per questo abbiamo bisogno di ancorarci a una speranza che non delude! Papa Francesco, nella bolla di indizione del Giubileo Spes non confundit (La speranza non delude) afferma: “La speranza nasce dall’amore e si fonda sull’amore che scaturisce dal Cuore di Gesù trafitto sulla croce. […] È lo Spirito Santo, con la sua perenne presenza nel cammino della Chiesa, a irradiare nei credenti la luce della speranza: egli la tiene accesa come una fiaccola che mai si spegne, per dare sostegno e vigore alla nostra vita. La speranza cristiana, in effetti, non illude e non delude, perché è fondata sulla certezza che niente e nessuno potrà mai separarci dall’amore divino” (n. 3).
Il Natale ci ricorda proprio questa ostinata fedeltà di Dio, che per non separarsi mai da questa nostra umanità, decide di mettersi a nostra portata, squarciando la “porta santa” del Cielo per abitare in mezzo a noi. Così la verità non è più un’astrazione, ma una persona: Gesù Cristo. La fede non è più intimismo, ma relazione. La speranza non è più solo un augurio, ma una realtà. La carità non è più solo sentimento, ma croce, dono, sacrificio, risurrezione, vita.
Di questa carità abbiamo la fortuna di intuire qualche tratto grazie al nostro servizio in Caritas. Ma per poterla riconoscere davvero abbiamo bisogno di sostare in silenzio e di uscire dal vortice operoso delle mille incombenze per tornare alla fonte, alla radice. Regaliamoci un po’ di silenzio in questo Natale. Fermiamoci. E contempliamo. Di fronte a un bambino – così vediamo Gesù nel presepio – non ci sono tante parole da dire o gesti da fare. Si sta lì, in gioioso silenzio, a godere della Vita.
È in questo “riposo sabbatico” carico di gratuità che risiede il senso del Giubileo, nato nell’antico Israele (cfr. Lv 25) per ricordare che solo Dio è Signore della vita e che ogni interesse terreno – economico, politico, sociale – non può che essere subordinato a lui. È questa del resto la condizione per restare umani, cioè liberi e capaci di riconoscere la dignità altrui, reciprocamente. Nella tradizione cristiana, poi, il segno più caratteristico del Giubileo è diventato l’attraversamento della “porta santa” delle basiliche romane, come segno esteriore di un dinamismo, di un passaggio interiore. Vivere il Giubileo è perciò anzitutto decidere di attraversare la “porta santa” del nostro cuore, per trovare nella nostra più intima interiorità lo spazio dell’incontro con Dio.
Da qui nascerà la forza per attraversare tante altre “porte sante” della nostra vita quotidiana: la porta santa di Casa Murialdo, di Casa Speranza, di Casa Don Vittorino e di tante altre case in cui accogliamo le persone che la Provvidenza ci affida; la porta santa di Casa dello Studente con i suoi laboratori e i suoi operatori; l’ostello e la “piazza culturale” che esso rappresenta; la porta santa dei nostri uffici in cui sono custodite le nostre passioni e le nostre preoccupazioni, il segreto nelle nostre fatiche e talvolta delle nostre lacrime; la porta santa di tante scuole in cui raccontiamo la nostra identità e da cui nascono contatti e percorsi che ci portano ad accostare la vita di diversi giovani; la porta santa dei nostri Centri di Ascolto e di Prossimità in cui ogni giorno la carità diventa atto di fiducia e di testimonianza, di accoglienza e di accompagnamento, nella discrezione di chi si accosta in punta di piedi alla vita di persone a volte ferite, a volte imbruttite, a volte più ricche di umanità di noi stessi.
Sì, porte ufficiose, magari poco sante. Ma intrise di vita e di umanità. Porte che ci dicono il senso del nostro servizio e che ci rimandano a quella porta sempre aperta che è quella del cuore di Dio.
Quanta carità nell’attraversare queste porte sante! Quanta bellezza da comunicare e condividere! Il coraggio di vivere con questa consapevolezza il Giubileo che apre le sue porte ci aiuterà ad essere un segno del bene possibile, della Grazia in atto, una testimonianza visibile che il Vangelo di Cristo e la sua redenzione non sono illusione, ma fonte di una speranza che non delude.
Buon Giubileo! Buon Natale!
Don Andrea Forest
Direttore Caritas Vittorio Veneto